Quando ti ho
conosciuto avevo qualche anno in meno e molti più sogni nella testa, molti li
ho chiusi a chiave in un cassetto mai più aperto per te. Sei arrivato dal nulla, due occhi grandi e un
sorriso che avrei portato dentro per tanto tempo. Sei arrivato come una
tempesta: atteso, ma dalla forza sopra ad ogni aspettativa, sei entrato nella
testa e nello stomaco e sei diventato un pensiero fisso, che la mia
agguerritissima contraerea non è mai riuscita ad abbattere, ti sei insinuato
tra le maglie delle mie paure e le hai disinnescate una a una. Io ho conosciuto
l'amore che hai dentro, quel calore che ti diverti a spegnere per darti un'aria
da dannato, ho conosciuto i tuoi difetti, uno ad uno, e ho imparato ad amarli.
Il tuo sarcasmo che spunta sempre nei momenti peggiori, l'irascibilità e il
nervosismo incurabile.
Ma dei difetti, fondamentalmente, non mi importa tanto.
Io ho conosciuto te.
Ti ho visto da ogni prospettiva e angolazione possibile, e
mi è piaciuto quel che sono riuscita a rubare in quei momenti in cui abbassavi
la guardia e sorridevi, felice e compreso, quando per te, ancora non ero
niente.
Mi è piaciuto quell'uomo dall'aria menefreghista, dura, arrugginita,
quello che bastano due parole per fargli spuntare le farfalle dentro le
costole, quell'uomo con gli occhi dal taglio orientale e mille poesie scritte
sulle labbra che non è capace di cacciar fuori. Mi è piaciuto quell'uomo stanco
ma con la forza necessaria per tenermi sulle sue gambe, che mi faceva dormire
sulle montagne russe delle sue vertebre. Mi piaceva l'amore che riservavi per
me: un amore leggero come fumo, un amore vagabondo di viaggi, canzoni
sconosciute, di baci nascosti e sorprese fatte talvolta di piccole cose,
talvolta di cose così grandi che neppure avrei potuto immaginarle.
Gli anni
passavano, ma questo eravamo comunque io e te: due soldati sempre pronti a
dichiararsi guerre che decidevamo di perdere, due ghepardi che si avvicinano e,
nel frattempo, pensano a come uccidersi, due persone che, in fondo, non
troveranno neppure ora il coraggio di ammazzarsi, per scrupolo, per mancanza di
coraggio, per troppo amore, forse. Poi un pensiero, più tuo che mio, di creare
quel pezzo mancante al nostro puzzle di famiglia felice, quel pizzico in più di
lievito che avrebbe reso la torta ancora più buona, lo scotch tra me e te, per
tenerci insieme anche quando volevamo scapparcene. È arrivato, e mentre dentro
di me cresceva, dentro di te spariva qualcosa: sembrava avessi lasciato a terra
le armi e con me non volessi combattere più, finché non ti ho visto estrarre la
tua arma peggiore, l'unica in grado di farmi tremare: l'assenza. I baci
divennero inutili rassicurazioni, le carezze spegnevano i miei punti di domanda
e quei calci provenienti dal mio pancione mi facevano scordare che tu c'eri
sempre meno. Quando sei andato via ho passato molto tempo a raccogliere i cocci
del mio cuore, mi sono chiesta spesso cosa lei avesse più di me, cosa non ero
stata in grado di darti, cosa avessi sbagliato.
Mi hai lasciato dopo anni
assieme a smistare la posta, a litigare per l’acqua troppo consumata, a
cucinare comunque come volevi tu, perché eri diventato specchio ed io una
reazione di riflessione e rifrazione, non esistevo se non guardandoti e mai mi
ero vista così me se non in te.
Arrivi a casa sgualcito come sempre, me lo
spieghi, pretendi che ti segua già dal secondo minuto che seguì il “Mi sono
innamorato di un altra, fattene una ragione”. Mi tremavano i polsi, mi veniva
da piangere per amare così forte. Hai piegato le tue magliette non con la
solita compostezza e linearità. Mi hai messo da parte nel cassetto come un
maglione troppo stretto, arrotolato su sé perché non ne avevi più tempo per
starci dietro.
Ci sono storie, dalle quali, uscire non riesci. Fisicamente e
mentalmente, non puoi. Ti ci aggrovigli, loro sono il cielo e tu la mosca che
sbatte contro il vetro nel tentativo di prenderne anche un po’. Ci sono certe
storie che sono un vicolo cielo, puoi tornare indietro ma resti. Hai scelte ma
vuoi non averne.
Poi ci sono quelle come la mia, la definirei storia di amore,
di apparentemente due che tentano di tastare il futuro e alla prima difficoltà
uno torna indietro, le scelte le ha e le prende al volo. E’ la classica che
appena stai assieme all’altra pensi che la vita inizi da lì, da una sorta di
promessa platonica, e invece da lì mai hai iniziato e ci finisci a fare i patti
con te stesso, ti chiedi come abbia potuto essere così indulgente, così senza
paletti, ingenuo.
Ma siamo noi, questi, che maggiormente e certamente dopo aver
metabolizzato, riprendiamo. Non scappiamo, ricostruiamo. E potrà pur sembrare
vendicativo ed egoista ma un giorno spereremo che sarete in quella situazione
in cui vi pentirete talmente tanto di non aver saputo restare e, con rammarico,
saperci già persi. Mi viene da piangere ma lo trattengo, ti ho tenuto dentro a
lungo.
Ma poi vedi, dopo tanto tempo che ho cercato due occhi con un taglio
diverso dal tuo, con un sorriso diverso dal tuo, dopo aver sperato di poter
amare di nuovo qualcuno che non avesse il tuo stesso viso, mi trovo così, a
ridere senza vergogna, paura o insicurezza, con qualcuno che non sei tu. E
vedi, a differenza tua, non ci sono volute nemmeno due parole, corteggiamenti,
tante storie per conquistarmi. Niente. Ma in fin dei conti è così che nascono
le vere storie d'amore, dal niente, inaspettate, attese certamente, come si
aspetta un treno alla stazione senza sapere neppure un orario. È arrivato, con
quei suoi occhi grandi, come i tuoi, il tuo stesso sorriso e quel tuo stesso
carattere testardo. Mi rendo conto che è stupido pensare che si possa amare
qualcuno così tanto simile ad un amore che ci ha fatto così male: ma il cuore è
un muscolo involontario, comanda lui, sulla testa, sul corpo, su ogni singolo
tremolio delle mie mani. Mi guarda, non dice nemmeno una parola, si stringe sul
mio petto e avvolge la sua mano intorno al mio dito indice, forte come a non
volermi lasciare più. Mi basta ora solo una parola per innamorarmi di lui ogni
singolo giorno come fosse il primo, mi basta una sola parola per ricordarmi di
quanto questo, e solo questo, potrà essere il mio eterno amore, capace di aver
rimesso insieme tutti i pezzi del mio cuore: mi chiama "mamma" ed io
ricomincio ad amare.
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